“Stay hungry stay foolish”

Cari lettori di Fuori di blog, sono Marta educatrice della Meridiana e curatrice del blog. Sta terminando la mia collaborazione e volevo salutarvi con questa intervista fatta dai ragazzi della CTRP – La Meridiana dal titolo: “Stay hungry stay foolish”

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Il Sole di Notte – Un’associazione di amici

Vi proponiamo le parole di Elena, associata padovana de “Il Sole di Notte”, dove ci racconta cosa fa l’associazione e come mai ha deciso di iscriversi. Se siete interessati a conoscere l’associazione, scrivete nei commenti o visitate il blog https://blog.libero.it/IlSoleTreviso/ Continua a leggere Il Sole di Notte – Un’associazione di amici

Volontariato in Meridiana

A Natale dell’anno scorso in Meridiana abbiamo organizzato una festa molto speciale che non capita tanto spesso. Infatti, oltre a farci gli auguri, abbiamo anche festeggiato il pensionamento di Renzo, nostro infermiereIn quell’occasione Renzo ci ha salutati con una bel discorso ed una super torta!

Non abbiamo però smesso di vederlo, per fortuna. Infatti Renzo continua a farci visita e a partecipare, insieme a noi, all’attività di minuterie come volontario. Continua a leggere Volontariato in Meridiana

Incontro con l’associazione: “Il sole di notte”

A cosa serve un’associazione di utenti? Cosa fa? Come si fa ad esserne soci? E’ quello che hanno cercato di scoprire mercoledì scorso.  Alcuni di noi, infatti, sono andati al Centro Attivamente della Cooperativa Polis Nova, dove ci aspettavano un paio di soci dell’associazione: “Il sole di notte”.

Il presidente dell’associazione, Giuseppe Pettinati, insieme a  Emanuele Zanini ci hanno spiegato perché e come é nata l’associazione, cosa fa e quali sono i suoi obiettivi.

L’associazione

Questa associazione nasce a Treviso e si propone di portare avanti dei progetti condivisi tra persone con disagio psichico e le varie strutture che ruotano intorno alla malattia mentale.

Il suo nome, spiega il Presidente, deriva dal bisogno di aver, anche nei momenti più bui, una luce che possa illuminare e aiutare. L’associazione si propone di essere proprio questa fonte di speranza: un sole di notte, appunto!

Gli obiettivi

L’associazione dá voce alle persone con malattia mentale ma può essere anche un’occasione per confrontarsi con altri utenti che hanno avuto o hanno gli stessi problemi. Insomma, é un buon spazio di confronto!

Oltre alla lotta per i diritti dei malati di salute mentale, l’Associazione dedica tempo ed energia anche per l’organizzazione di momenti di condivisione e svago: gite, attività rivolte al benessere ed importanti incontri come quelli a Trento per: “Le parole ritrovate

Come contattare l’associazione

L’associazione ha un blog al quale poter fare riferimento, dove vengono condivise informazioni sullo stato dei lavori e sulle iniziative in programma:

http://blog.libero.it/IlSoleTreviso/

Una foto del volantino dell’associazione: il Sole di Notte

 

Tirocinio di Chiara

Chiara inizierà a breve un’esperienza di volontariato in una struttura educativa del territorio, l’abbiamo intervistata!

-Ciao Chiara

-Salve

-Ho saputo che qualche settimana fa sei andata a Cadoneghe a conoscere la struttura dove andrai a fare volontariato. Di cosa si tratta?

-E’ una villetta dove alcuni ragazzi fanno alcune attività, fanno l’orto, dentro c’è una stanza-ufficio dove gli operatori fanno i colloqui. Altre stanze sono quella di informatica, alcune hanno i banchi dove i ragazzi studiano e fanno i compiti. C’è la scala all’ingresso da tenere in ordine.

-Da chi è gestita?

-Dal personale, c’è una signora che si chiama Giovanna, che mi affianca. C’è l’Assistente Sociale di Cadoneghe, Marco Venturini, c’è Laura e altre persone.

-Tu cosa farei?

-Mi occuperò dii pulizie di stanze, bagni, cucina.

-C’è anche il giardino?

-Si, tirerò su e cartacce e pulirò i cestini. Poi aiuterò nella pulizia dei vetri. C’è la macchina lavasciuga per i pavimenti. Poi c’è il mocio. Dovrò memorizzare quali prodotti usare e per quali superfici (quelli per i pavimenti, quelli per i sanitari, per gli specchi ecc…)

-Sei preoccupata?

-Più che preoccupata penso a come riuscirò a gestire le difficoltà del momento. Cercherò di farcela. Ce la devo fare. Penso a come gestirò la mia vita quando avrò questo impegno.

-Quante volte andrai?

-Per iniziare andrò il Martedì e il Venerdì dalle 14:30 alle 16:30

-Sarai da sola?

-No, al mio fianco c’è un’operatrice: Giovanna, che mi affiancherà. Mi darà indicazioni sulle mansioni da svolgere di giorno in giorno. Mi ha già detto che quello che farò il Martedì non dovrò riprenderlo il Venerdì. Più avanti si comincerà ad aggiungere la mattina per 3, 4 ore.

– Intanto quindi si tratta dio volontariato?

-Si per il momento si. Inizio ad Aprile. Mi piacerebbe essere assunta da loro per tutti i giorni se tutto andrà bene.

-E’ vicino casa tua?

– Si volendo posso andarci anche a piedi.

-Il fatto di andare in un posto dove ci sono adolescenti ti mette in difficoltà?

-No mi fanno tenerezza. Io farò il mio, loro faranno le loro cose. Basta inquadrarli e capire subito come comportarsi.

-Caspita! Rapportarsi con gli adolescenti non è facile! A volte sono un po’ furbetti!

-Bhè, è la loro età, c’è chi si comporta in un modo, chi in un altro.

-Grazie Chiara, vuoi aggiungere qualcosa?

– Grazie a tutto ciò che ho attraversato qui in Meridiana in tutti questi anni sia da residente che da diurna. Non avrei mai pensato di riuscire a raggiungere questo traguardo. Il mio percorso è andato a buon fine. Alla fine sto raggiungendo l’obiettivo che desideravo da anni. Cioè avere un impegno di lavoro vicino a casa fuori dalla Comunità. Un impegno che mi occupa la giornata in modo che possa sentirmi realizzata in un contesto in un ruolo nuovi che non ho mai conosciuto.

Concludo scrivendo per la prima volta su questo giornalino, che tutto ciò che ho scritto è proprio vero. Detto questo mi auguro che la mia vita d’ora in poi comincerà ad essere molto stabile, gioiosa e molto dolce.

-Auguri Chiara, e tanti In Bocca al Lupo!

Pet therapy in Meridiana

Rosa ha partecipato insieme ad altri 3 ospiti ad un’attività di Pet Therapy gestita dall’associazione “Pet Project” di Teolo. Ecco alcune sue impressioni!

-Cosa fai durante l’attività di Pet Therapy?

-Nella prima parte viene spiegato come funzionano i sensi degli animali e le differenze con quelli umani. Nella seconda parte giochiamo con gli animali.

Quanti sono e chi sono i partecipanti?

-Siamo in quattro a partecipare: Mel, Fil, M. ed io.

-Ti piace?

-No, perché ci sono i cani che mi fanno paura

-Che sensazioni provi durante l’attività?

-Mi sento male perché non mi piacciono gli animali.

-Ti è piaciuta di più l’attività con le cavie o con i cani? Perché?

-La parte con cavie perché non mi fanno paura.

-Qual è il momento che ti è piaciuto di più del percorso svolto?

-Dare da mangiare alle cavie.

-Dove siete andati durante l’ultimo incontro di Pet Therapy?

-Siamo andati a casa della Pet-operatrice Stefania, a Bresseo.

-Com’era il luogo dove avete svolto l’attività? Quanti animali erano presenti?

– C’era una casa molto grande dove ci hanno offerto un buffet e un parco pieno di animali dove abbiamo giocato con loro. Gli animali erano tanti: 5 cani, una cavalla bianca, un cinghiale, una gallina. Tra i cani c’era Totò un cane molto simpatico. Le cavie non c’erano, le avevano lasciate anella loro casetta.

-Che attività avete svolto?

-Abbiamo fatto correre i cani, gli abbiamo dato da mangiare, ho dato del pane alla cavalla.

-Quale ti è piaciuta di più?

-Mi è piaciuto tutto, soprattutto dare da mangiare alla cavalla.E’ stata una bella esperienza, la cosa più bella è stata far correre i cani nel parco. Mi piacerebbe rifare questa esperienza. Sono molto felice che sia venuta anche la Marta con noi, per concludere questa esperienza.

Rosa

LA NUOVA VITA DI CRISTINA: “NON SPEGNERE LA LUCE”

Lunedì 10 ottobre è stata la giornata mondiale della SALUTE MENTALE. Per l’occasione il CSM di Padova ha organizzato l’evento “Diversamente” che si è svolto al Centro Culturale San Gaetano.

Per prima cosa è stato proiettato un docufilm sulla storia di Cristina Marcato tratta dal suo libro “Non spegnere la luce”.

La storia di Cristina è stata piena di sofferenze: dagli stupri subiti da piccola, ai tentati suicidi e alle crisi di panico che a lei sembrava potessero portarla anche alla morte. Era Lella Costa a dar voce agli stati d’animo più forti descritti da Cristina, con un’espressività travolgente. C’erano anche diverse testimonianze di medici, psicologi e altri operatori che hanno seguito Cristina nel suo percorso in particolare nella comunità terapeutica di Montememerlo. Proprio la Cristina ha incontrato Marco, un ragazzo molto dolce e sensibile che ha contribuito non poco a farle ritrovare gioia e serenità.

Anche la figlia avuta a 18 anni, di nome Valentina, è per Cristina fonte di grandi soddisfazioni. Infatti nonostante la malattia della madre Valentina ha iniziato a lavorare a 15 anni e ora è sposata felicemente e ha una bambina.

Al termine della proiezione però Cristina mette sul letto una confezione di pannoloni e diversi farmaci e allora mi sono chiesta quanto è cambiata in realtà la sua vita, e ho pensato che ciò che ha determinato il cambiamento in Cristina è stato fondamentalmente l’AMORE.

In seguito c’è stata la proiezione delle foto con didascalie fatte da noi della “Meridiana” e mi sono sentita orgogliosa di aver contribuito a questo lavoro. Son seguite delle testimonianze in video delle testimonianze in sala anche queste molto interessanti. Il pubblico era costituito principalmente da ragazzi di alcune scuole superiori, ai quali sono stati distribuiti dei questionari sulla tematica della salute mentale e sullo stigma relativo. In seguito alcuni specialisti del CSM si sarebbero recati nelle loro classi per rispondere agli eventuali quesiti di questi ragazzi.

INTERVISTARE PER COMUNICARE

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Sono Elisabetta, un utente del C.R.D. Attivamente e lo frequento da quasi due anni e mezzo.

Nel mio percorso riabilitativo, uno dei miei obiettivi, è quello di migliorarmi nella relazione con gli altri perché, sono una persona introversa. Con il tempo, però, ho trovato un modo di comunicare che, avvolte, mi aiuta sia ad uscire dal mio mondo che a comunicare con gli altri, scrivendo.

Penso che, queste interviste mi siano di aiuto ad iniziare il mio miglioramento nella comunicazione verbale e, per questo, ringrazio le persone che ho intervistato.

Vi auguro una buona lettura e Vi ringrazio.

Andrea (responsabile CRD), data la tua esperienza nel ruolo, sia di operatore che di responsabile, puoi descrivere come devono essere le persone che fanno questi lavori?

Andrea: “Innanzitutto, questo è un lavoro che si basa moltissimo sul lavoro con le persone; è un lavoro che ti porta a lavorare con le persone e non a lavorare da soli, dove, bisogna essere portati a un lavoro di squadra, bisogna avere molta fantasia e bisogna avere voglia di muoversi perché è un lavoro che richiede movimento, quindi non è un lavoro statico.”

Nel tuo lavoro, per te, l’utente è …?

“Innanzitutto, nel mio lavoro l’utente, è una persona, con la sua dignità, con la propria storia, che ha deciso di frequentare il nostro centro per ricevere un aiuto che le possa permettere di tornare a stare meglio e di realizzare i propri obiettivi di vita.”

Prima, hai detto che bisogna avere molta fantasia, in questi ruoli, puoi descrivere cosa intendi e in cosa consiste, nel tuo lavoro, la fantasia che bisogna avere?

“Innanzitutto, è la capacità di mettersi nei panni dell’altro, perché ogni persona ti pone il suo problema che non è mai uguale a quello di un’altra persona, quindi, la fantasia che ci viene richiesta, in questo lavoro, è la capacità di rispondere ad ogni singolo problema nel modo più efficace ed adeguato alle esigenze e ai bisogni della persona che abbiamo davanti.”

Elisabetta, da quanto tempo lavori in questo centro e puoi descrivere, per te, come deve essere un educatore?

Elisabetta: “Io qui ad Attivamente lavoro da otto anni e dal 2002 lavoro in Polis Nova. Per me, un educatore, deve avere delle competenze professionali e delle attitudini/qualità. Nello specifico è importante che sia empatico, che capisca, che riesca a mettersi nei panni della persona e a supportarla, ma che non si sostituisca alla persona stessa. Secondo me, l’educatore, deve credere nella persona che ha davanti e deve riuscire a trovare, a vedere le risorse, i punti di forza e le qualità che la persona fa fatica a riconoscere per poi riuscire a metterle in gioco e a superare le difficoltà.”

Nel tuo lavoro, per te, l’utente è …?

“Nel mio lavoro, l’utente, è una persona che rispetto, che ha bisogno di ricredere in se stesso e di migliorare la sua qualità di vita; è una persona che ha sofferto tanto ma, che nonostante tutto è riuscito ad alzarsi ed è una persona che … insegna e ammiro.”

Costanza, puoi dirmi come è questa tua esperienza di tirocinio, in questo centro?

Cosatnza: “Sicuramente è una bella esperienza che mi ha permesso di venire a contatto con una realtà interessante. Grazie a questa esperienza ho acquisito nuove competenze e abilità. Mi sento maturata sia dal punto di vista personale che professionale.”

Lo consiglieresti, come tirocinio, a una persona che ha intrapreso il tuo stesso percorso di studio e perché?

“Si, assolutamente si, perché Attivamente è un centro ben strutturato e funzionale è quindi un contesto di possibile crescita personale e professionale per una persona che sceglie il mio stesso campo di studio.”

Angela, si è appena concluso il tuo periodo come volontaria del servizio civile, in questo centro, puoi dirmi come è stato?

Angela: “Sicuramente è stata un’esperienza molto intensa che, rifarei e che mi ha chiesto di mettermi in gioco e, direi che, mi ha permesso di conoscere delle persone che sono stata contenta di incontrare.”

La consiglieresti, come esperienza, da intraprendere nella vita a una persona che conosci e perché?

“Assolutamente si, perché è un’esperienza che ti fa crescere come persona, direi  e, ti permette di acquisire molte competenze utili per il lavoro e, in più, Attivamente è un posto che ti accoglie e che ti permette di valorizzare le tue risorse personali.”

Elisabetta B.

Intervista a Cristina

Cristina R, ex utente diurna della CTRP, è stata da poco assunta a tempo indeterminato in una importante azienda. Cristina ha partecipato al progetto TANDEM, un percorso graduale di inserimento lavorativo. Ecco l’intervista fatta da alcuni ragazzi che stanno iniziando adesso un percorso simile.

Buona lettura

Come ti sei sentita quando ti è stato proposto il progetto Tandem?

Cristina: Il progetto era di iniziare con due ore ogni 2-3 giorni, via via aumentando. All’inizio ero un po’ preoccupata; ho già avuto diverse esperienze nei supermercati, però era da un po’ che ero ferma, e quindi non sapevo memorizzare le cose, le corsie. Da noi è molto grande, ci sono 31 corsie, è immenso.

Quali timori hai avuto all’inizio? Ci hai creduto fin dall’inizio, o eri scettica?

Forse un po’ scettica, anche perché era stata un’estate un po’ particolare, però ho provato anche a fidarmi del mio istinto. Se avevo bisogno di qualcosa chiedevo a Barbara, la mia tutor (il caporeparto della profumeria); mano a mano che avevo bisogno chiedevo, ed ero più tranquilla.

Quanto tempo sei stata in Meridiana prima di iniziare il tandem?

Ho fatto uno stacco e poi sono tornata; sono arrivata nel 2006. Forse 4 anni, ma con lo stacco. Poi ho fatto anche Servizio Civile nel 2008-2009.

Il passaggio dal servizio diurno al progetto Tandem è stato difficile?

Più che altro all’inizio avevo un po’ di stress, per prendere l’autobus, venire qua (in CTRP) a mangiare. Però sono stata seguito molto bene da Lorenza, all’inizio veniva a prendermi, quindi sono stata molto monitorata.

Avevi già avuto altre esperienze lavorative al di fuori della Meridiana?

Sì. L’ultima risale al 2008, quando avevo fatto un anno di Servizio Civile a Campo San Martino con i disabili.

Come ti sei sentita a sostenere i colloqui di lavoro?

Sono sempre un po’ nervosa, perché non sai mai cosa ti chiedono, cosa dire, hai paura di sbagliare. Però sono andati. L’unica cosa che mi ha detto il Direttore (che adesso è da un’altra parte) è che all’Interspar si lavora tanto; ma penso anche in altri lavori, non solo lì.

Come hai gestito l’ansia del primo giorno? Cos’hai provato rispetto alle varie mansioni? C’era ansia?

Devo aver fatto un paio di ore il primo giorno, ho iniziato a sistemare la merce, a posizionarla. Avevo un po’ di ansia, ma c’era sempre la Lorenza come un falco! Poi mi avevano concesso anche di fumare durante la pausa… La pausa aiuta secondo me.

Come hai gestito le situazioni più stressanti, per esempio con colleghi poco accoglienti, clienti scortesi? Come ne sei uscita?

Capitano anche adesso, dopo tre anni. Succede, anche perché adesso, da un po’, abbiamo il badge e dobbiamo metterlo sulla maglietta. Colleghi scortesi: ce n’è uno, ma tutti lo evitano.

È più facile con i colleghi o con i clienti scortesi?

Vado abbastanza d’accordo con quasi tutti i colleghi. Con i clienti dipende da cosa vogliono, perché a volte non hanno le idee chiare, magari vedono una pubblicità, vengono lì e vogliono subito il prodotto. Ma noi spieghiamo che non è proprio così, perché dipende da chi è in ufficio, devono controllare prima e il prodotto funziona o no, e poi lo mettono in vendita. C’è la “strategia di marketing”.

Ti sei sentita integrata nel gruppo di colleghi, e quanto ci hai messo?

Sì, anche perché poi sono dovuta andare anche in altre corsie (corsia del caffè, delle brioche, delle patatine, un po’ di tutto).

Hai mai pensato “mollo tutto” nel Tandem?

Forse sì. Io sono una persona esigente verso se stessa, quindi quando vedevo che non facevo una cosa molto bene, mi scocciava un po’. Sono un po’ perfezionista sul lavoro.

Che cosa ti ha fatto superare l’idea del “mollo tutto”?

Il lavoro mi piaceva, avevo la Barbara come mio punto di riferimento, e il lavoro per me era una grande soddisfazione e ho raccolto i suoi frutti.

Quali sono le motivazioni che ti hanno sostenuto durante il progetto Tandem?

Riuscire negli obiettivi che avevamo concordato.

Sei riuscita a renderti indipendente del tutto nella parte finale del progetto Tandem?

Alla fine sì, perché dopo il monitoraggio prendevo l’autobus da sola; al lavoro ero autonoma.

Com’era il rapporto con i tuoi superiori?

C’è un buon rapporto. Non mi mettono soggezione, se non urlano!

Cristina ti è capitato di diventare amica di qualche collega?

Mi è capitato con Barbara che siamo uscite a mangiare con mio papà e mio fratello, per il resto no..

È difficile alzarsi al mattino in tempo, prendere gli autobus ed essere al lavoro in orario?

Qualche volta è difficile alzarsi, però vado a letto presto e avevo due sveglie. In tre anni non ho mai avuto ritardi.

Come ti sei trovata ad avere dei soldi da gestire?

All’inizio nel Progetto Tandem non si prendono molti soldi. Però quando ottieni il contratto a tempo determinato, le cose cambiano, perché con le 24 ore io prendevo molti più soldi, e ovviamente la pensione ti viene tolta. La gestione dipende dalla situazione in cui uno vive: se vive con i genitori, se vive da solo, se deve dare soldi in casa.

Dà soddisfazione ricevere il primo stipendio?

Sì, certo! Perché dici “alla fine me li sono guadagnati”.

Che mansioni hai svolto durante il Tandem?

Andare in magazzino, sbancalare (che vuol dire togliere il nylon dalla merce, prendere la merce e portarla in corsia), mettere a posto, fare le etichette, togliere i cartellini delle offerte vecchie per mettere quelli nuovi, fare le testate. Ci sono un sacco di cose!

Di cosa ti occupi adesso?

Per il momento sono in profumeria. Di solito sono lì, però se c’è bisogno vado anche in altre corsie. Uso anche il traspallet per portare fuori i bancali e riportarli dentro.

Ti risultano pesanti le ore di lavoro? Le pause sono sufficienti?

Dal lunedì alla domenica io faccio 4 ore al giorno, sono 24 ore settimanali tranne il venerdì, che è il mio giorno libero. Lavoro sia il sabato che la domenica. Ci sono giorni in cui dobbiamo fare le testate nuove, l’area nuova per le offerte, e quindi c’è una mole di lavoro maggiore.

Ti piace il lavoro che fai, o ti piacerebbe cambiare? Ti senti realizzata?

Sì, il lavoro che faccio mi piace e mi sento realizzata. Mi piace stare al contatto con il pubblico e anche il fatto di poter mettere i cartellini delle offerte nuove. Se c’è qualcosa che non va ne parlo con Barbara.

Ti senti responsabilizzata rispetto al lavoro che fai?

Credo che in tutti i lavori hai delle responsabilità; noi ce le abbiamo verso i clienti e anche verso i colleghi, se vediamo che qualcosa non va o dobbiamo dare delle spiegazioni alla clientela.

Essere assunta come “categorie protette” ha avuto dei pro e dei contro?

No. In generale non si fanno sconti a nessuno, ognuno deve fare il suo lavoro.

Rifaresti questa esperienza? La consiglieresti a qualcuno?

Sì, la rifarei sicuramente, anche perché con il Tandem si parte gradatamente. Sai che hai dei punti di riferimento, hai il tutor, hai gli educatori, e se c’è qualche problema parli con loro.

Qual è la differenza tra cosa chiedere al tutor e cosa chiedere all’educatore?

Dipende anche dal tipo di lavoro. Magari con l’educatore puoi parlare delle tue paure, delle tue ansie, mentre al tutor puoi chiedere se hai dubbi sul lavoro, su come fare una cosa in una determinata maniera, un consiglio pratico. Con l’educatore parli di alcune cose, con il tutor di altre; a me è capitata Barbara che è una persona buona, però magari non tutti sono così.

Quali emozioni hai provato quando ti hanno comunicato che il contratto sarebbe passato a tempo indeterminato?

Gioia, perché ero appena tornata dalle vacanze, era il 14 luglio, e ho firmato il contratto con il Direttore. Ero tanto felice! Sono riuscita a raggiungere l’obiettivo che mi ero prestabilito; ti dà una maggiore sicurezza. Però una persona non deve adagiarsi sugli allori, anzi deve essere una spinta in più per continuare e fare ancora meglio. Bisogna imparare a fare un po’ tutto.

Avere un lavoro quanto ti ha agevolato rispetto ai tuoi problemi psicologici?

Avere un lavoro secondo me è utile, perché intanto hai la testa impegnata, sai che in quelle 4 ore devi fare quelle determinate cose, e quindi devi esserci sia con la mente che con il corpo. Non puoi essere con la testa da un’altra parte.

Che differenza noti tra il tuo passato e il presente?

 Il presente lo vedo più stabile, il passato era un po’ più confuso. Il lavoro mi ha aiutato sicuramente in questo.

I tuoi familiari sono contenti?

Sì sono contenti; mio fratello se lo aspettava, mio padre mi è stato addosso parecchio (non fare ritardi ecc..), i genitori sono così, sono un po’ rompiscatole!

Adesso che hai meno tempo libero, come lo gestisci?

Io ho quasi tutti i pomeriggi liberi e il venerdì. Adesso che vivo nell’appartamento, devi fare lavatrici, pulire casa, fare la spesa; le cose che si fanno normalmente.

Quando sei a casa riesci a staccare emotivamente dal lavoro?

Si. Magari quando esco dal lavoro ci penso, però poi passa.

Come ti immagini il prossimo futuro lavorativo?

Roseo come questo, spero! Spero bene. So che a gennaio la profumeria verrà spostata, non sarà più vicino all’entrata ma sarà dove ci sono le cose elettroniche. Però penso che andrà bene.