FRATELLI: da quando siamo in Meridiana

 

Da quando siamo in Meridiana i nostri fratelli all’unanimità sono innanzitutto rassicurati perché sanno che siamo un posto utile per noi, sanno che stiamo lavorando sodo per stare bene e per ottenere degli obiettivi che prima sembravano tanto, se non troppo, lontani come per esempio:

  • studiare e sostenere degli esami,
  • fare un tirocinio lavorativo che magari ci darà poi la possibilità di lavorare,
  • creare dei legami con altre persone con cui trascorrere il tempo libero e con cui socializzare.

Sono contenti ed orgogliosi di noi e ciò che più ci piace è che credono nella possibilità che attraverso l’esperienza comunitaria noi possiamo arrivare a stare bene e ad essere soddisfatti della nostra vita.

Fratelli: quando abbiamo iniziato a stare male

Nel periodo in cui noi abbiamo iniziato a stare male anche il rapporto con i nostri fratelli è generalmente cambiato. Bene o male tutti noi abbiamo avuto la fortuna di sentire che i nostri fratelli ci erano vicini e che erano dispiaciuti nel vederci stare male, soffrivano anche loro con noi e come noi ma la nostra sensazione è che provassero un senso di smarrimento.

Sentivamo che erano vicini a noi e che ci volevano bene ma in molti casi era come se non ci riconoscessero più, come se d’un tratto fossimo diventati degli estranei e non sapessero cosa fare o dire per aiutarci. Alcuni di noi ricordano che in quel periodo in cui loro si chiudevano in se stessi, i fratelli li spronavano, ma non era un modo davvero efficace, anzi! I ruoli cambiano, in famiglia le dinamiche vengono scombussolate e magari da figlio maggiore che prima era da esempio per il minore, si diventa quello meno abile e più bisognoso di aiuto. E’ successo anche che sia  nata o sia aumentata la rivalità nei loro confronti perché la sensazione che noi sentivamo era di essere bloccati e sofferenti mentre gli altri avevano più fortuna, più possibilità di essere felici e realizzati.

E’ altrettanto vero però che, in momenti diversi della nostra storia, i nostri fratelli sono stati un’importante spalla, qualcuno che ci stava vicino, senza chiederci troppo perché che ci capivano, o anche se non ci capivano semplicemente perché ci volevano bene.

Insomma, l’inizio della malattia è estremamente complesso perché già per noi è spesso difficile capire noi stessi, spiegarlo agli altri è un’impresa quasi impensabile, figuriamoci per i nostri fratelli quanto sia difficile capirci! Ma, ripetiamo ma, nel momento in cui i nostri fratelli hanno iniziato a capire meglio cosa ci stava succedendo le cose hanno iniziato ad andare meglio.

Ecco quindi che abbiamo individuato un decalogo di “istruzioni per l’uso” e di elementi per noi importanti ad uso e consumo dei fratelli (nostri e non solo) per trovare un modo valido e utile per capirci e per starci vicino.

Cosa fare:

  1. Attivarsi da subito per chiedere aiuto quando vediamo che nostro fratello/sorella non sta bene (chiedere al medico di base, al CSM…)
  2. Mantenere la possibilità di vedersi e/o di sentirsi per essere aggiornati su di noi: come stiamo, cosa facciamo, quali sono i nostri progetti individualizzati e come proseguono
  3. Avere un dialogo e un confronto aperto con gli esperti: avere informazioni sui farmaci, su come funziona il nostro percorso riabilitativo, avere consigli utili per rapportarsi con noi
  4. A volte è necessario e utile mantenere le distanze e quindi frequentarsi meno
  5. Starci vicino, dedicarci del tempo, condividere con noi il più possibile
  6. Partecipare ai gruppi dei fratelli che tiene il dr. Miola per avere più informazioni sul proprio fratello ma anche per capire meglio come funzionano i percorsi riabilitativi ascoltando l’esperienza degli altri
  7. Partecipare agli incontri di psicoeducazione o agli incontri di terapia familiare
  8. Sapere che i nostri fratelli partecipano ai gruppi ci fa piacere, ci fa sentire importanti
  9. Coinvolgerci nelle vostre cose, nei vostri problemi quotidiani, nelle scelte che dovete fare così che possiamo anche noi reciprocare, fare qualcosa per voi

Cosa non fare:

  1. Non comandarmi, non fare “il capetto”, non decidere tu per me
  2. Non stigmatizzarmi, non vedermi e non considerarmi sempre e solo una persona malata
  3. Non sostituirti a me, non fare tu al posto mio, semmai facciamo insieme o aiutami a fare da solo

FRATELLI – un legame di sangue

Quello con i nostri fratelli e sorelle è un legame importante, un legame di sangue. In comunità incontriamo altre persone che condividono con noi la vita quotidiana e gli spazi comuni ma non si riesce a costruire un rapporto forte e intimo come quello con i fratelli. In gruppo abbiamo provato a raccontarci le reciproche storie ed è stato interessante il quadro che ne è uscito.

Prima di stare male

Mettendo insieme tutte le nostre diverse esperienze, abbiamo condiviso che, soprattutto quando eravamo piccoli, i nostri fratelli erano persone con cui trascorrevamo tanto tempo, si giocava insieme, si condividevano tutti gli aspetti della vita quotidiana, abitudini comprese.

In certi momenti tra fratelli ci si sentiva uniti, si faceva un fronte comune rispetto ai genitori e alle loro regole. Talvolta la differenza di età comportava la creazione di dinamiche e giochi particolari come per esempio fare da mamma al fratellino più piccolo, o magari chi era il piccolo di casa guardava cosa faceva e come agiva il maggiore, come ad un modello, una guida per le sue future battaglie ed esperienze di crescita.

Ovviamente tra fratelli abbiamo avuto anche l’occasione di sperimentare rivalità e gelosie, abbiamo litigato e ci siamo azzuffati ma erano nella maggior parte dei casi eventi passeggeri e poi si faceva la pace e ci sentivamo ancora più uniti di prima.