I lavori svolti da Fabrizio in passato

Salve! Amici! Oggi vi voglio raccontare tutti i lavori che ho svolto durante la mia vita. Sì! Per prima cosa, vi annuncio che ne ho fatti molti, per cominciare all’età di 9 anni, ho lavorato come commesso apprendista in un minimarket, vicino casa mia (AP), per 3 anni solo tutta l’estate; poi sempre per 3 anni successivi, cioè dall’età di 12 ai 15 anni ho lavorato come apprendista bagnino nei chalet di Lido di Fermo (AP), sempre nelle stagioni estive. Poi a 16 anni lasciai la scuola e intrapresi il lavoro di calzaturificio a Porto S’Elpidio di (AP) e lo feci per circa 3 anni, sempre come apprendista. Dopo di che andai a fare il servizio militare e la mia mansione era di essere responsabile del reparto alimentari come caporale per circa 8 mesi, fino alla fine del servizio di Leva. Arrivati ai 20 anni, lavorai come muratore ad Ascoli per circa 4 anni come operaio qualificato, poi a 25 anni lavorai come operaio generico in una lavanderia industriale di Porto S. Giorgio (AP), e questo per circa 2 anni ed per i successivi 3 anni, cioè da 27 ai 30 anni, ho lavorato in una fonderia per ghisa a Vicenza Nord. Si! Amici miei! Questi sono i lavori che ho svolto durante la mia vita passata, volete sapere cosa ho fatto dopo? Dopo i 30 anni? Purtroppo la mia schizofrenia si è talmente aggravata che mi sono ricoverato in psichiatria per circa 15 anni e l’unico lavoro che la psichiatria mi ha fatto svolgere con successo è quello di lavorare in una cooperativa di cucina a Padova, questo avviene tutt’ora da quando avevo 41 anni, infatti adesso sono in malattia per riprendermi da una brutta ricaduta che ho fatto. Si! Amici miei! Questo è tutto quello che vi posso dire dei lavori svolti in passato, spero che ne sia valsa la pena e spero che a qualcuno sia stato utile. Grazie per la vostra attenzione e vi saluto calorosamente con un bell’arrivederci! Ciao!

Compleanno di Fabrizio 25 settembre 2015

Qualcuno ha detto che dobbiamo essere come gli alberi, rinnovare continuamente le foglie, ma mantenere le radici, anzi rafforzarle e affondarle nel terreno della vita sempre di più.

Le foglie sono il nostro essere in rapporto al resto del mondo, quello che cresce e si modifica, le idee, i progetti, le scelte, le radici sono ciò che abbiamo nel profondo, quello in cui crediamo.

Con questo essere vivente, simbolo per noi oggi di una vita umana vissuta, ci è più facile sentire Fabrizio come una presenza viva, che ha dato tanto e ciò che ha seminato continua a vivere e svilupparsi, rinnovarsi e moltiplicarsi: è la logica dell’amore, che non muore, non può morire, perché chi si è sentito amato mantiene dentro una forza e una ricchezza che non ha prezzo e che trasmette a tutti quelli che avvicina.

Grazie a Fabrizio e alla vita vissuta e intrecciata con tutti noi, grazie a mamma e papà che gli hanno trasmesso tutta la sua voglia di vivere, grazie a tutti coloro che lo ricordano oggi e continuano come lui a lavorare per un mondo più giusto.

Crimine o necessità?

Un mese fa circa è avvenuto un furto di 8 biciclette in Meridiana, una delle quali era mia.

I ladri sono entrati tagliando la rete proprio davanti ai portabiciclette, nel cuore della notte. Il fatto mi fu annunciato da Michele la mattina seguente, proprio mentre mi ero preparato a prendere la bici per andare a fare colazione fuori. Mi sono sentito scoraggiato e dispiaciuto, e anche un po’ in colpa dato che la mia bici non l’avevo legata, cosa che avrei dovuto fare per rendere ai ladri più difficile il compito, o quantomeno per poter dire a me stesso di aver fatto tutto quello che potevo fare.

Lì per lì, a furto avvenuto, le frustrazioni e i pensieri vittimistici possono essere tanti, ma uno che non riesco a non considerare è che di quella bici, forse, avevano più bisogno i ladri che me.

A me è capitato di rubare soldi ai miei genitori, quando non c’era verso che me li dessero spontaneamente. In quelle situazioni nessuna morale è importante, si ha bisogno di qualcosa che nessuno è disposto a darti, per cui si arriva a sentirsi costretti a mettere in atto un furto.

Penso che l’unica maniera di prevenire atti del genere sarebbe una più equa distribuzione delle risorse economiche tra tutti gli abitanti del territorio.

Disse un uomo in passato: “È più criminale derubare una banca o fondarne una?”

Desideri

Tutti abbiamo dei sogni che vorremmo realizzare. Ecco un’illustrazione dei miei desideri personali: beh prima di tutto vorrei guarire dal mio disturbo mentale e devo dire che non lo vedo un sogno impossibile in quanto qui in Meridiana sto facendo un bel percorso di consapevolezza dei miei problemi e di crescita personale; come secondo desiderio c’è quello di farmi una famiglia, o meglio, la famiglia che mi è sempre mancata. Ecco una panoramica del valore per me di famiglia: l’amore sincero e reale con il mio compagno, che sia talmente forte da accompagnarci per tutta la nostra esistenza e tale da mettere le basi per crescere il frutto del nostro sentimento: i nostri figli. Dico figli perché ne vorrei almeno due in quanto io sono figlia unica e mi è sempre mancata la spalla di un fratello/sorella con cui confrontarmi e consolarmi. Vorrei una famiglia all’insegna della comprensione, equilibrio, amore, gioia e condivisione. Non penso che sia un’utopia ma bensì un traguardo da raggiungere. Per dare vita a questo magnifico desiderio ho nel cuore la volontà di ricostruire i rapporti della mia famiglia d’origine: io e i miei genitori abbiamo tanti momenti da recuperare insieme, poiché fin da piccola ci sono stati dei pesanti contrasti tra di noi che non elenco perché c’ho messo una bella pietra sopra. Per concludere vi lascio con una citazione di un film che farà riflettere: DON’T DREAM IT BE IT!
Ovvero non fermarti a sognare solo ma vivilo in pieno!

La casa dei miei sogni

In tutta la mia vita ho sempre desiderato di avere una casa mia in cui vivere condividendo gli spazi o con un compagno o delle amiche. Spesso fantastico che quella casa mi piacerebbe vederla costruire dalle fondamenta in poi preferirei fosse una casa singola a due o tre piani con un modesto giardino sul quale piantarci un orto e anche farci vivere un cane. I muri interni li colorerei : il salotto di giallo canarino e anche l’entrata, le stanze da letto di blu o viola; l’arredamento a me piace molto il “vintage” o il country. Lascerei il salotto senza un divano ma metterei delle sedie comode imbottite con dei cuscini. Le pareti le adornerei con dei quadri dipinti da me. L’ambiente da giorno della casa deve essere luminoso; come luogo dove piantare radici sceglierei la città o la provincia. Io in questa casa ci andrei a vivere con un compagno o delle amiche.

Quando giocavo in mezzo ai buchi

A partire da quando avevo sei anni fino ai 10, io e i miei coetanei di scuola andavamo a giocare tutti insieme, lì vicino, dove abitava il mio primo morosetto, coetaneo. Ero molto felice, spensierata, insomma…una bella bambina. Perciò andavamo d’amore e d’accordo e così… Ci siamo messi insieme.

Dico di più: la mamma del mio primo morosetto faceva tante feste in taverna, a volte solo io e lui, ed ero molto soddisfatta.

Poi, con l’andare degli anni ci siamo divisi e perciò e non ci siamo più visti e non riconosco più nessuno dei miei coetanei da quando eravamo piccoli. Non sto scherzando.

Mi auguro un giorno di rivederci dopo tutti questi anni, arrivati a ben 40 anni con la quale, lunedì 23 febbraio 2015 sono negli anta.

Mi dispiace non aver visto più nessuno. Con questo chiudo. Concludo augurandomi di festeggiare tutti noi.

Ciao coetanei ma soprattutto il mio primo morosetto.

Alcool disease

Ricordo raramente ancora la prima volta che ho bevuto uno spritz in centro con amici: ero agitatissima, avevo paura di parlare con amici di amici, mi sentivo come se dovessi cantare davanti a una folla per la prima volta. Insomma avevo proprio bisogno di un “calmante istantaneo”. E fu così che io e il maledetto spritz facemmo “ conoscenza”. Di lì a poco mi resi conto che di quella “pozione rossa amara” non potevo più farne a meno perché mi aiutava a essere più rilassata, più simpatica e più affascinante… ora dico che erano cavolate che ho dovuto pagare sulla mia pelle. Dal primo alcolico all’ultimo sono passati ben 5 anni… avevo un serio problema di dipendenza da alcol. Per mia fortuna ero già in cura da una neuropsichiatra infantile che mi indirizzò, al compimento dei 18 anni, al SerT di Padova. Io e la mia nuova psicologa andammo subito in sintonia: le raccontavo tutto (soprattutto le cavolate che facevo in giro) poiché mi fecero sentire a mio agio e per niente in imbarazzo. Mi ha seguito per tutti i 5 anni, facendomi sentire meno sola ad affrontare questa dipendenza. Furono anni molto duri, facevo un passo avanti e due indietro. Mi sentivo una fallita, mi vergognavo di me stessa e delusi tanto chi mi vuole bene. Ma alla fine portandomi dietro molte ferite ce l’ho fatta!! L’alcool non fa più parte della mia vita, e se sono fiera di me stessa è solo grazie alla mia fatica.

Lu

Cosa significa essere depressi

Sono Giuliana, è da circa 2 anni che mi trovo in Meridiana.

In questo periodo mi trovo in grossa difficoltà per un malessere mio interiore che mi provoca angoscia e attacchi di panico.

Se ripenso al mio passato mi sembra impossibile di avere questo stato d’animo. Ho lavorato per circa 30 anni come confezionista, era un lavoro che mi piaceva e mi dava tante soddisfazioni. Ora come ora, non riesco più a concentrarmi anche nelle cose più semplici. Penso con tanta nostalgia a quel periodo della mia vita quando mi sentivo soddisfatta e appagata. Penso sia fondamentale nella vita di ogni individuo, avere un lavoro e non sentirsi come un parassita nella società.